Foto sopra: la Chimera, scultura in bronzo, oggi conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze
Arezzo, un po' di storia di Maurizio Bardi
La città etrusca
In origine, circa nel 400-300 A.C., sulla parte più alta del colle, sorgeva la Arezzo etrusca, molto probabilmente sede di una delle 12 lucumonie, termine etrusco che indica le città-stato, che componevono la conferazione di questa antica civiltà.
Risolgono a questa epoca opere d'arte di eccezionale valore, come la Chimera, scultura in bronzo, oggi conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, uno degli esempi più conosciuti di arte etrusca. La Chimera nei secoli ha caratterizzato Arezzo e quasi ne è diventato un secondo simbolo della città.
La città romana
Quando Roma crebbe la sua influenza sull'Italia centrale, Arezzo, insieme alle altre città etrusche, cercò di limitarne l'espansionismo, ma l'esercito etrusco fu sconfitto nel 295 a.C. a Roselle, vicino Grosseto.
Divenuta città romana, Arezzo conobbe floridità e ricchezza ed offrì a Roma, secondo Tito Livio, un importante aiuto in armi, denaro ed equipaggiamento per le navi da guerra che si apprestavano a combattere i cartaginesi nella battaglia di Zama nel 202 a.C.
Nella guerra civile tra Mario e Silla Arezzo, come le altre città etrusche, stette con Mario subendo poi la vendetta di Silla, il quale, dopo avere sconfitto il rivale, lasciò la città in balia dei saccheggi dei suoi pretoriani.
Nel primo secolo A.C. Arezzo divenne un centro famoso nel mondo antico per la lavorazione e produzione di vasi d'argento e d'oro, tazze, boccali o semplici piatti. A quel tempo esistevano in città circa cinquanta fabbriche con decine di operai ciascuna.
Fu il Cristianesimo a mandare in decadenza ed in oblio quest'arte, giudicata troppa pagana nelle sue rappresentazioni.
Nella tarda epoca romana Arezzo, situata sulla grande via di transito tra nord e sud, fu campo di battaglia fra le orde barbariche e l'esercito romano che aveva il compito di impedirne il passaggio. Fu così più volte distrutta e saccheggiata dai Longobardi, poi dai Franchi.
Arezzo nel Medioevo
Nella storia di Arezzo le vicende dei vescovi conte hanno un significato particolare, in quanto gli aretini medioevali identificarono sempre i confini amministrativi del loro territorio con la circoscrizione religiosa della diocesi. Conseguentemente l'autorità dei vescovi acquisì prestigio e si assunse il compito di difendere l'amministrazione laica dello stato, anche nei confronti dei barbari invasori.
Intorno al
Mille in Arezzo cominciarono a contare le organizzioni democratiche ed artigiane, che diedero vita al libero Comune. L'agricoltura però rimase sotto il controllo dei feudatari e soprattutto del vescovi-conti, i quali possedevano quasi tutte le terre.
Nel frattempo Firenze si stava muovendo per allargare la sua influenza politica e acquisire nuovi mercati e nel 1287 con l'aiuto dei senesi assediò Arezzo, senza riuscire ad espugnarla. Riuscì però a sconfiggerla nel 1289, nella battaglia di Campaldino, quando tutti i governi guelfi della Toscana si coalizzarono contro Arezzo e gli altri Comuni ghibellini.
Nel periodo successivo, dal 1300 alla morte del vescovo-conte Guido Tarlati (1327), anche se segnata militarmente da eventi burascosi, Arezzo raggiunse una grandiosità culturale ed economica mai perseguita nè prima nè dopo: in città furono accolti i migliori artisti dell'epoca per progettare, costruire ed affrescare chiese e palazzi. Nella sua rinomata università si laurearono famosi teologi e giuristi. Poi, dopo la morte di Guido Tarlati iniziò la decadenza che la portò in breve tempo nelle mani Firenze.
Arezzo dal Rinascimento al 1800
Con l'affermarsi della Signoria medicea gli aretini accettarono definitivamente di far parte del Ducato di Toscana (poi Granducato), che portò in tutta la regione un lungo periodo di tranquillità e di pace, disturbato solo nel 1799 dall'invasione delle truppe francesi di Napoleone.
Nel
1815, con il Congresso di Vienna, il territorio di Arezzo tornò a far parte del Granducato di Toscana, finché nel 1861, in seguito ad un plebiscito, divenne una provincia del Regno d'Italia.
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