Il caso Cioni ed il ruolo dell'informazione

Probabilmente ha ragione Gabriel Garcia Marquez: "Anche nella storia tutto è relativo: se in America Latina essere comunista è un dovere morale, in Polonia può essere reazionario..."
E a Firenze, essere comunista, cosa significa? Il caso Cioni, appena scoppiato nel mese di giugno, ci insegna che anche in questa città è un concetto relativo. Può voler dire la corruzione di un tecnico della Commissione Regionale di Controllo oppure l'assoluta integrità morale di un amministratore. Tutto dipende da come ne parlano i giornali, a volte semplicemente da un titolo.
Ma significa soprattutto che la nostra sta diventando sempre più una democrazia apparente, perché la stampa e l'informazione non hanno, nella maggioranza dei casi, nessun ruolo autonomo se non quello di essere strumento del Potere. Cerchiamo di capire meglio.

IL FATTO. Il Vicepresidente dei Comitato Regionale di Controllo toscano sugli atti degli enti locali, Gaetano Di Giovine, tenta di corrompere Graziano Cioni, amministratore comunista della più grande UsI fiorentìna, quella di Careggi e del Cto. Graziano Cioni avverte subito i magistrati, scatta la "trappola" e il corruttore viene preso con una "tangente" di dieci milioni in mano. Questo è l'accaduto raccontato nella sua cronologia.

LA NOTIZIA. Il tentativo di corruzione si svolge in "famiglia". Di Gìovine (corruttore) è stato nominato Vicepresidente della Commissione Regionale di Controllo su indicazione dei PCI. Graziano Cioni (destinatario della bustarella) è un esponente di primo piano nel PCI fiorentino.

Ecco come i mezzi di comunicazione hanno trattato la questione.
Lunedì 17 giugno 1985
Nel tardo pomeriggio l'Ansa trasmette il primo flash. Racconta che il prof. Di Giovine. è stato arrestato da alcuni giornì, con l'accusa di corruzione. Di Giovine - spiega l'Ansa - è stato nominato sii ìndicazione dei comunisti. Fine della 'notizia'.

Nella federazione comunista di via Alamanni i telefoni diventano caldi. Il segretario comunista, Paolo Cantelli, si trova in un difficile dilemma. Da un lato deve tener fede al tacito impegno con i magistrati di mantenere ìl massìmo riserbo sull'accaduto. Dall'altro, però, il tenore del flash Ansa potrebbe indurre i lettori a pensare che la 'corruzione' fosse avvenuta per conto dei Pci e non, al contrario, che il 'corrotto' fosse stato arrestato grazie alla reazione dei Pci.
Paolo Cantelli decide dì scrivere un comunicato per ristabilire la verità dei fatti: "Hanno tentato dì coinvolgere esponenti comunisti in un caso di corruzione - dice in sostanza il comunicato - ma il prof. Di Giovine è stato denunciato prontamente". Sono ormai le nove di sera. Non resta che attendere il giorno seguente e vedere cosa scrivono i giornali.

I GIORNALI. La Nazione pubblica in prima pagina la notizìa, Titolo: "Corruzione in Toscana". Nessun accenno al comunicato dei Pci: la sostanza dei discorso è quella dei prima nota Ansa. I 'messaggio' che arriva al lettore è di un "nominato" del Pcí che si è fatto corrompere. Solo i lettori fiorentini troveranno in cronaca un articoletto che riporta, in parte, il comunicato del Pci. Il titolo è neutro, degno della più fredda tradizione anglosassone: "Reazioni dei Pci dopo l'arresto dei prof. Di Giovine". La notizia che il Pci aveva denunciato il corruttore viene nascosta in fondo all'articolo. Tutta la prima parte dei "pezzo" è dedicata a reazioni di 'sorpresa e sconcerto' dei comunisti fiorentini.
L'informazione che arriva al lettore è facilmente intuibile: il Pci ha la coda di paglia e cerca di prendere le distanze. Lo stravolgìmento della notizia è totale.
Anche "La Città" (quotidiano fiorentino ndr) non se la cava molto meglio. Si batte sul tasto dell'imbarazzo e dello sconcerto in casa comunista. Solo leggendo attentamente il corpo dell'articolo rìsulta chiaro chi è il corrotto-corruttore e chi lo ha fatto arrestare. Nessun accenno nel titolo. Ma anche nel PCI le posizioni non sono omogenee.
Il gruppo più burocratízzato sostìcne che i panni sporchi si lavano in famiglia e che Cioni ha sbagliato ad andare dal giudice.
Un'altro gruppo, più liberale e più aperto approva in pieno la sua decisione.
(Maurizio Bardi)