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Arte, mostre giugno 2014
 
     
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Arte, mostre in Toscana
 
FIRENZE
 
Il Cappello fra Arte e Stravaganza
Fino all'8 giugno 2014
FIRENZE
 
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Firenze, Galleria del Costume di Palazzo Pitti
3 dicembre 2013 - 18 maggio 2014 – PROROGATA fino all’8 giugno 2014


A seguito del grande successo di pubblico e di critica la mostra Il cappello tra arte e stravaganza, che ha luogo dal 3 dicembre scorso presso la Galleria del Costume di Palazzo Pitti e doveva terminare il 18 maggio, sarà prorogata fino a domenica 8 giugno.
Si tratta della prima mostra monografica dedicata al cappello, le cui collezioni, patrimonio del museo - ascrivibili alla generosità di molti donatori - ammontano a oltre mille unità custodite solitamente nei depositi, di cui soltanto una parte sarà destinata alla mostra.
Pur prevalendo esemplari di note firme di casa di moda fra cui Christian Dior, Givenchy, Chanel, Yves Saint Laurent, John Rocha, Prada, Gianfranco Ferré e celebri modisti internazionali del presente e del passato come Philip Treacy, Stephen Jones, Caroline Reboux, Claude Saint-Cyr, Paulette, è anche la prima volta che sono presenti in esposizione manufatti di modisterie italiane e fiorentine, di alcune delle quali si conosceva appena l’esistenza.
La mostra annovera importanti prestiti di Cecilia Matteucci Lavarini, collezionista privata di haute couture nonché illustre donatrice della Galleria del Costume, che si caratterizzano nel percorso per valore, gusto e stile. Questa è anche l’occasione per esporre gli straordinari bozzetti realizzati appositamente dal Maestro Alberto Lattuada e per riproporre all’attenzione gli esemplari creati da Clemente Cartoni, celebre modista romano degli anni Cinquanta-Sessanta.

 
VIAREGGIO
 
Vinicio Berti. Opere 1973/1990
Fino al 29 giugno 2014
Viareggio
 
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Collezioni GAMC
Vinicio Berti. Opere 1973/1990
a cura di Alessandra Belluomini Pucci
Viareggio, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “L. Viani”

Vinicio Berti. Opere 1973/1990  è il titolo della mostra che apre la stagione 2014 della GAMC.
Questa esposizione intende approfondire l’opera di valorizzazione storica e artistica delle collezioni conservate presso la Galleria d’arte Moderna e Contemporanea “L. Viani”.
Per la prima volta viene presentata al pubblico l’intera raccolta dell’artista fiorentino; si tratta di quaranta opere elargite alla città di Viareggio in due distinte donazioni del 2001 e del 2011 di  Maria Liberia Pini, unica responsabile dell’Archivio Vinicio Berti.
Nel 1984, nell’intervista pubblicata sul catalogo della mostra organizzata presso la Limonaia di Villa Vittoria a Firenze, Vinicio Berti afferma: “Verso il 1944 affermai che non si può fare arte contemporanea se non si è tolta la propria esperienza della vita stessa del popolo. Intendevo che, se non si è tratto da un’esistenza “reale” il proprio bagaglio di esperienze estetiche, che sono per e susseguenti, non è possibile fare dell’arte che possa definirsi contemporanea. Il precedente dell’astrazione classica è, per me, aver vissuto  le esperienze della gente che lavora, aver vissuto in un mondo popolare in cui si potevano trovare anche gli elementi formali. Dal 1940 al 1945 mi sono applicato a riprodurre le realtà delle periferie e delle fabbriche. Tentando di entrare dentro la vita “reale” attraverso dirette esperienze di lavoro nel mondo dell’industria…”.
Berti è artista impegnato a raccontare la realtà senza incorrere nella retorica; l’adesione al gruppo “Astrattismo classico” conferma la sua scelta di realizzare opere dove la forma descrive gli avvenimenti della storia. Ecco che nasce la produzione dedicata alle “Cittadelle ostili”, un nuovo modo di rappresentare la realtà che sfocerà, in seguito, nelle “brecce nel tempo”.
Attraverso nuove percorsi di ricerca Berti si dedica al ciclo “Avventuroso astrale” e, successivamente,  alle “Cittadelle di resistenza”, una serie di opere dove coniuga la partecipazione diretta alla realtà con la simultanea crescita della forma. Dagli anni ’80 si dedica alla realizzazione delle Grandi costruzioni per l’avvenire, e , infine, alla realizzazione serie Guardare in alto.
Artista di grande profondità, Berti è costantemente impegnato a sviluppare un’immagine astratta espressiva e narrativa aderente alla storia del suo tempo: “… Ho cercato di semplificare senza cadere nel facile dialogo popolaresco. L’arte deve seguire la propria strada anche formale. La forma deve crescere insieme al contenuto. Ogni elemento delle mie opere parla del dramma che noi viviamo”.

Collezioni GAMC
Vinicio Berti. Opere 1973/1990
19 aprile  - 29 giugno 2014

GAMC Lorenzo Viani
Palazzo delle Muse
Piazza Mazzini  - 55049 - Viareggio
Info: tel. 0584-581118 / fax 0584-581119
e.mail: gamc@comune.viareggio.lu.it 
www.gamc.it  – www.viareggiomusei.it

Biglietto:
Intero € 3 - ridotto € 1,50
La biglietteria è aperta fino a trenta minuti prima della chiusura
LUNEDÌ CHIUSO

 
PONTASSIEVE
 
Fabio Calvetti, “The world in one room / Il mondo in una stanza”
Fino al 22 giugno 2014
Pontassieve
 
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Pontassieve (Fi), Sala delle Colonne, via Tanzini 32
17 maggio – 22 giugno 2014
Orario apertura: martedì, mercoledì, giovedì, sabato, domenica 16,00 – 19,00 venerdì 9,30 – 12,30 (lunedì chiuso)

Evento collaterale: Show Conference “Le stanze della vita. Comprendere e vivere le arti contemporanee”, a cura di Maurizio Vanni, Palazzo Pretorio, Certaldo, 23 maggio 2014 ore 18.00. Interverranno Fabio Calvetti (artista), Aram Khacheh, (musicista), Ilaria Marongiu, Erica D’Ercole e Valentina Maroni (danzatrici). All’interno della serata il percorso “Gusto e Arte” a cura di Andrea Calvetti (chef pasticcere), Matteo Donzelli (chef pasticcere) e Paolo Piacenti (affinatore formaggio).
Mostra organizzata da: Comune di Certaldo, Comune di Pontassieve
Info: Comune di Certaldo - Ufficio Cultura 0571 661309
Comune di Pontassieve – Ufficio Cultura 055 8360343/344

Fabio Calvetti, dopo un lungo periodo in cui ha presentato le sue opere in vari Paesi del mondo torna finalmente ad esporre nella sua Toscana attraverso un piano articolato che prevede due mostre pubbliche in contemporanea, complementari ed unite dallo stesso progetto artistico.
Il titolo “The world in one room / Il mondo in una stanza” rappresenta una sorta di contenitore utilizzato dall’artista per accompagnare il visitatore in un ampio percorso ideale di otto sale, ognuna delle quali contrassegnata da un sotto tema specifico come il viaggio, l’intimità, l’interiorità, l’assenza, il racconto, il paesaggio, le lettere d’amore ed una installazione intitolata “My room”.
Le due esposizioni parallele sono il frutto di una nuova ricerca che ha portato Calvetti a realizzare opere nelle quali ha sperimentato in piena libertà e senza rinnegare la sua matrice pittorica l’inserimento di nuovi materiali e schemi compositivi.u.C.C.A - Lucca Center of Contemporary Art.

Fabio Calvetti è nato nel 1956 a Certaldo, cittadina dove risiede.
Si è diplomato al Liceo Artistico e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Firenze nella Scuola di Pittura.
Intensa la sua attività in Italia e all’estero con mostre negli Stati Uniti, in Germania, in Spagna, in Belgio, in Nuova Caledonia e soprattutto in Giappone e in Francia.
Nel 1995 ha tenuto uno stage di pittura presso l’Ecole des Beaux Arts di Le Port all’Isola della Réunion.
Ha preso parte a numerose manifestazioni artistiche e fiere internazionali.
Esponente della nuova Figurazione italiana.

 
FIRENZE
 
Jackson Pollock. La figura della furia
Fino al 27 luglio 2014
Firenze, Palazzo Vecchio e San Firenze
 
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Per la prima volta Firenze rende omaggio a Jackson Pollock (1912 -1956), uno dei grandi protagonisti dell’arte mondiale del XX secolo, colui che ha scardinato le regole dell’arte figurativa occidentale dissolvendo gli ultimi baluardi della prospettiva rinascimentale, e lo fa accostando idealmente l’opera dell’artefice americano a quella di un altro titano dell’arte universale, Michelangelo Buonarroti (1475-1564) di cui proprio quest’anno si celebra il 450° anniversario della morte.
La mostra,  promossa dal Comune di Firenze con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e la collaborazione dell’Opificio delle pietre dure di Firenze, è ideata e curata da Sergio Risaliti e Francesca Campana Comparini.
Il luogo prescelto per esporre ben sedici opere di Pollock è Palazzo Vecchio simbolo, e a tutt’oggi sede, del potere politico di Firenze, in particolare della città comunale e rinascimentale che fece dell’arte un elemento di forza della propria civiltà e del proprio prestigio nel mondo.  E proprio in Palazzo Vecchio si conserva nel Salone dei Cinquecento Il Genio della Vittoria, una delle opere più celebri del Buonarroti, emblema di quelle tensioni contrapposte che caratterizzano la scultura michelangiolesca e che per vie sotterranee tornano a proporsi con assoluta enfasi nelle rivoluzionarie pitture di Pollock.
Il titolo della mostra, infatti, La figura della furia, vuole essere un riferimento allo stesso Pollock, alla sua figura nell’atto di dipingere le tele girandogli intorno, pervaso da impeto passionale e da un furore dinamico come in un rituale sciamanico. Al tempo stesso quel titolo allude all’espressione “La furia della figura” citata nel ‘500 dal teorico e pittore Giovanni Paolo Lomazzo (1584) quando volle descrivere “la maggior grazia e leggiadria che possa avere una figura pittorica o scultorea, che potesse essere realizzata dagli artisti del suo tempo”. Ed evidenziò che ciò che dava queste qualità è che la figura mostri di muoversi in un moto simile alla fiamma “… la quale è più atta al moto di tutte, perché ha il cono e la punta acuta con la quale par che voglia rompere l’aria ed ascender alla sua sfera”. Quel movimento spiraliforme, quella dinamica bellezza, fatta di parti non-finite e di forze contrapposte che Michelangelo conferiva alle sue figure con una lavorazione fisicamente travolgente e di cui il Genio della Vittoria è uno dei maggiori paradigmi. In questo senso è proprio la “furia” della figura creata da Michelangelo che si traspone in Pollock nell’atto di creare quel nuovo tessuto di segni che, se disgrega il mondo figurativo tradizionale, assegna una nuova immagine a quella intima potenza e a quella furia nella pittura.
Oltre ai sei cruciali disegni - eccezionalmente prestati dal Metropolitan Museum di New York e per la prima volta esposti in Italia - sono presenti alcuni dipinti e incisioni di Pollock concessi da musei internazionali e collezioni private: opere ancora giovanili degli anni Trenta, Panel with Four designs (1934 -1938, The Pollock Krasner Foundation, New York – per gentile concessione della Washburn Gallery, New York) e Square composition with horse (1937 – 1938, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma), dipinti degli anni Quaranta The water Bull (1946, Stedelijk Museum, Amsterdam) e Earth Worms (1946, Museum of Art di Tel Aviv) dove il suo stile più personale, nell’ambito dell’espressionismo astratto, si va definendo.
Prestigiosi poi gli altri prestiti dalla Pollock Krasner Foundation. Una serie di straordinarie opere grafiche: due del secondo lustro degli anni Quaranta, dove i tratti dello stile di Pollock iniziano a definirsi in modo più maturo nel realizzare figure e segni destrutturanti la stessa composizione che animano - andando talvolta a creare quasi serrate ragnatele di tratti - e dove riferimenti a Michelangelo, in particolare in una delle incisioni con  grovigli di segni di figure, sembrano ricondurre a quello di corpi della Battaglia dei centauri del Buonarroti; altrettanto significative le altre due opere grafiche degli anni Cinquanta, in cui, a seguire i più celebri drip painting, torna a farsi urgente la necessità di confronto tra l’azione espressiva e la comunicazione figurativa di volti e anatomie, simili a maschere o sculture frammentate, non più coperte dal diluvio di segni e sgocciolature.
Infine, di notevole fascino, il dipinto Composition with Black Pouring di collezione Olnick-Spanu che Jackson Pollock teneva nel proprio studio con particolare affezione. Opera poi appartenuta a Hans Namut, il fotografo che con i suoi reportage del 1949 fece conoscere a tutti il modo di lavorare di Pollock.
L’idea di tale esposizione è nata studiando una serie di disegni dell’artista americano conservati al Metropolitan Museum di New York, già pubblicati nel 1997 da Katharine Baetjer in occasione di un’esposizione temporanea organizzata dal grande museo americano e dedicata a dei quaderni da lavoro di Pollock e alla sua relazione con gli ‘antichi maestri’. In questi preziosi taccuini da disegno – Sketchbooks I, II – Pollock risulta fortemente impressionato dalle immagini della volta della Cappella Sistina e del Giudizio universale. Si riconoscono infatti almeno tre ignudi, oltre al profeta Giona, all’Adamo che riceve lo spirito della vita, ad alcune figure dal Giudizio. Pollock aveva avuto occasione di conoscere alcuni capolavori del Rinascimento italiano durante il suo apprendistato presso Thomas Hart Benton, uno dei grandi protagonisti della pittura americana della prima metà del ‘900. Benton era infatti un grande ammiratore di Michelangelo, come di Tintoretto ed El Greco, oltre che di Rubens, pittori che sottoponeva allo studio dei suoi allievi affinché apprendessero la resa delle forme del corpo umano, sottolineandone in particolare l’attenzione per i volumi, per il pieno e il vuoto, per la contrapposizione espressiva di forze interiori ed esteriori alla struttura fisica del corpo umano.
Pollock andò però oltre l’esercizio della copia accademica di capolavori dell’arte rinascimentale e nella fattispecie di Michelangelo. I disegni in mostra manifestano, infatti, il coinvolgimento da lui riposto nello studio delle anatomie e delle muscolature, così da esprimere sentimenti di dolcezza e di grazia, ma anche di tensione e potenza, suggerite dalle rientranze e dalle sporgenze delle belle forme del corpo umano, misurandosi in questo senso proprio con la rappresentazione dinamica ed espressiva delle anatomie, del pieno e del vuoto, delle zone di rilassamento e di massima tensione dei muscoli e della carne. E’ qui che possiamo cogliere le basi delle composizioni astratte di Pollock, qui l’artista è alla ricerca di quel suo linguaggio che lo porterà oltre la tradizione figurativa europea. Tradizione che tuttavia rimase imprescindibile anche dopo il suo deliberato abbandono come ebbe a testimoniare Lee Krasner, artista e compagna di Pollock: “Molti quadri, tra i più astratti, cominciavano con un’iconografia più o meno riconoscibile – teste, parti del corpo, creature fantastiche. Una volta chiesi a Jackson perché non smettesse di dipingere i suoi quadri non appena una data immagine vi aveva preso forma. Mi rispose: Quello che voglio coprire sono le figure”.
Ed ecco manifestarsi nell’atto e nell’esito creativo il punto di similitudine fra i due grandi artisti a distanza di quattrocento anni. L’anelito alla creazione, l’impulso irrefrenabile dell’atto creativo che assume una valenza mistica nella ricerca mai paga della bellezza come assoluto e dell’infinito come limite e scopo dell’azione artistica. Come manifestazione di Dio per Michelangelo, per il quale la perfezione desiderata, vagheggiata, resta comunque meta irraggiungibile dovendosi confrontare con una dimensione soggettiva dell’ispirazione. Pollock, facendo il percorso contrario, ha comunque cercato di raggiungere il suo assoluto, la sua aspirata idea di armoniosa totalità, lasciando al proprio inconscio il compito esagerato  di generare qualcosa di perfetto e d’infinito: Pollock, infatti, parte dalla percezione di un’immagine, ma arriva a disgregarla completamente, consegnandola così alle sue infinite possibilità di evoluzione, lettura e interpretazione.
In altre parole, Pollock introdusse un modo totalmente nuovo di dipingere, partendo dalla profonda comprensione della grande personalità artistica di Michelangelo e della sublime tragica dimensione della sua opera. Oltrepassando l’uso del quadro verticale posto sul cavalletto, egli stendeva la tela orizzontalmente sul pavimento per dipingerla su tutti i lati. Con questo procedimento Pollock arrivò a sviluppare la tecnica del dripping, in poche parole facendo sgocciolare il colore sulla superficie direttamente dai tubetti o dai contenitori e senza far uso del pennello. Tecnica definita action painting (pittura d’azione) - propria dell’espressionismo astratto - da Harold Rosemberg nel 1952 per descrivere l’urgenza dell’atto creativo del pittore coinvolto fisicamente e psicologicamente nell’azione del dipingere, talvolta con veemenza, con furore, come in una lotta, in un corpo a corpo con la tela, diventata nell’agone una vera e propria arena  L’esito di questa ‘performance’ era rivolta al fatto che l’opera enfatizzasse l’atto generativo della pittura in assenza di un disegno o schematismo preliminare, perché arte e pittura forssero come originata in se stesse e per se stesse, senza mai perdere il controllo dei mezzi, quello della risoluzione durante il susseguirsi dell’action.  
La mostra si compone di una seconda sezione nel Complesso di San Firenze e più precisamente nella Sala della musica che offre spazi interattivi, apparati multimediali e didattici, dove, attraverso allestimenti creativi, si propongono proiezioni e filmati sulla vita e l’arte dell’artista. Il progetto, oltre la mostra stessa, ha come obiettivo quello di contribuire ad esperire l'arte con strumenti nuovi ed attuali. Nel caso specifico vivere l'arte e comprendere le opere di Pollock attraverso immagini, suoni e filmati che suscitino una sollecitazione sensoriale capace di coinvolgere l'osservatore immergendolo nei drip painting, riproducendo l'ambiente in cui l'artista operava, tanto da percepire l'odore delle tinte, il senso di apertura illimitata (all over) delle sue azioni pittoriche. Le  opere di Pollock possiedono infatti un’energia creativa capace di rapire e coinvolgere totalmente l’osservatore in un momento di profonda esperienza intellettuale e sensoriale.
Le grandi dimensioni delle tele assumono così il senso di rispecchiare il kosmo perfettamente ordinato, nella sua intrinseca forma caotica, capace di avvolgere colui che vi si trova di fronte: gli strumenti multimediali tenteranno di restituire e favorire questa immersione dell’uomo nell’universo infinito quale senso creativo originario dell’arte di Pollock. Oltrepassare una tela di Pollock, come vero e proprio ex-per-ire - etimologicamente un “passare attraverso” -  è una delle tante esperienze sensoriali che la multimedialità di San Firenze vuole offrire al pubblico, in modo che l’immedesimazione dell’osservatore sia più fedele al vero.
La mostra è organizzata da Opera Laboratori Fiorentini – Gruppo Civita con la collaborazione di CARIPARMA Crédit Agricole come main sponsor e il sostegno di Prelios, FAI Service e Unipol. La sezione multimediale è realizzata da Art Media Studio di Firenze. Il catalogo è edito da Giunti Arte Mostre e Musei.

TITOLO                              
Jackson Pollock
La figura della furia

SEDE ESPOSITIVA
Palazzo Vecchio (Sala dei Gigli e Sala della Cancelleria), Piazza della Signoria 1, Firenze
Complesso di San Firenze (Sala della musica), Piazza San Firenze, Firenze

PERIODO DELLA MOSTRA     
16 Aprile – 27 Luglio 2014   

PREZZO DEL BIGLIETTO

Biglietto unico per ambedue le sezioni della mostra in vendita esclusivamente presso la biglietteria del Museo di Palazzo Vecchio 
intero € 12.00; ridotto € 9.00 riservato ai visitatori tra i 18 e i 25 e a quelli oltre i 65 anni e agli studenti universitari; gratuito riservato ai visitatori sotto i 18 anni, ai gruppi di studenti con i rispettivi insegnanti, ai disabili e rispettivi accompagnatori, ai membri ICOM, ICOMOS, ICCROM.
Le scuole devono presentare l’elenco dei nominativi su carta intestata della scuola.

Biglietto per la sezione della mostra in Palazzo Vecchio
Intero € 10,00; ridotto € 8,00 riservato ai visitatori tra i 18 e i 25 e a quelli oltre i 65 anni e agli studenti universitari; gratuito riservato ai visitatori sotto i 18 anni, ai gruppi di studenti con i rispettivi insegnanti, ai disabili e rispettivi accompagnatori, ai membri ICOM, ICOMOS, ICCROM.
Le scuole devono presentare l’elenco dei nominativi su carta intestata della scuola.

Biglietto per la sezione della mostra del Complesso di San Firenze
Intero € 5.00; ridotto € 2.00 riservato ai visitatori tra i 18 e i 25 e a quelli oltre i 65 anni e agli studenti universitari; gratuito riservato ai visitatori sotto i 18 anni, ai gruppi di studenti con i rispettivi insegnanti, ai disabili e rispettivi accompagnatori, ai membri ICOM, ICOMOS, ICCROM.
Le scuole devono presentare l’elenco dei nominativi su carta intestata della scuola.

ORARIO
Palazzo Vecchio
9 – 24 ad eccezione del giovedì  9 – 14; la biglietteria chiude un’ora prima del museo
Complesso di San Firenze
tutti i giorni 10 - 20 escluso il giovedì 10-14; la vendita dei biglietti sarà sospesa un’ora prima della chiusura della mostra

UFFICIO STAMPA
Opera Laboratori Fiorentini – Gruppo Civita
Salvatore La Spina
Tel. 055 290383 – cell. 331 5354957; @mail:s.laspina@operalaboratori.com
Barbara Izzo e Arianna Diana
Tel. 06 692050220-258 – cell. 348 8535647; email: izzo@civita.it - diana@civita.it
Comune di Firenze
Elisa Di Lupo
Tel.  055-2768531- cell  338-6427702; @mail:  elisa.dilupo@comune.fi.it


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
   
 

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